Le nostre città oggi stanno vivendo una forte trasformazione riguardante la progressiva
scomparsa di spazi liberi e dei giochi tradizionali che in essi si praticavano, con un
aumento esponenziale dei giochi virtuali. La conseguenza di ciò è stata una progressiva
riduzione del cosiddetto “gioco motorio spontaneo”, eseguito in ambiente naturale, da un
gruppo eterogeneo di bimbi che, in maniera inconsapevole, affinavano la giusta
aggressività, sublimavano le fobie e sviluppavano la propria personalità, oltre agli
indiscussi vantaggi dal punto di vista prettamente motorio. Questa grave mancanza deve
essere compensata attraverso un incremento e una diversificazione dell’educazione
motoria improntata sul gioco.
Possiamo affermare che il gioco è il lavoro del bambino: esso comporta un elevato
impegno intellettivo-cognitivo, un intenso coinvolgimento affettivo-emotivo, un alto
impegno motorio e una partecipazione sociale significativa.
In definitiva l’educazione motoria improntata sul gioco ha innumerevoli aspetti positivi,
tra i quali dobbiamo ricordarne alcuni: favorisce il processo di crescita del bambino e il
completo sviluppo della propria personalità; previene i principali effetti della
sedentarietà, cioè il soprappeso e i deficit posturali acquisiti; infine, favorisce non solo
lo sviluppo motorio ma anche lo sviluppo cognitivo, infatti tutti gli apprendimenti
culturali sono legati al movimento, che è alla base delle prime rappresentazioni mentali.
Naturalmente nell’educazione motoria, come in tutte le altre discipline, si avverte la
necessità dell’impiego di personale provvisto di competenze specifiche, ossia laureati in
Scienze Motorie o ISEF.
La Scuola di Pallavolo Mario Mattioli è molto sensibile a tali concetti, tanto da proporre
un corso di Psicomotricità per i più piccoli in cui il gioco è senza dubbio l’elemento di
apprendimento principale.